Pagine e visioni
Alterna due sguardi, volti a costruire biblioteche e cineteche per parlare di infanzia
Visioni a cura di Elisa Rossoni
Pagine di Francesca Romana Grasso e Marina Petruzio
VISIONI
Pippi, Matilda e Wendy
Pippi, Matilda e Wendy sono tre bambine ribelli, inesauribili, spiazzanti che disturbano la quiete addomesticata e scavalcano i recinti costruiti dagli adulti. Guidate dalla facoltà immaginante hanno capacità extra-ordinarie, una forza e una determinazione che generano scompiglio e deviano dalla strada principale e più diffusamente battuta della domesticità e della normatività.
Proveremo in questo articolo a conoscere le tre bambine e ad accostarci all’infanzia come hanno fatto, per primi, i tre scrittori, Astrid Lindgren, Road Dahl, James Matthew Barrie, che hanno raccontato fedelmente i tratti peculiari dell’essere bambino nelle protagoniste delle loro storie e, poi, i tre registi, Olle Hellbom, Danny DeVito, Benh Zeitlin, che hanno ri-guardato, attraverso i loro film, Pippi, Matilda e Wendy.
Non ci interessa, in questa sede, stabilire connessioni o individuare divergenze tra le opere letterarie e quelle cinematografiche. Che si arrivi dai libri ai film o dai film ai libri l’importante è incontrare queste creature ambigue, dissonanti, non addomesticate e approssimarsi al mistero dell’infanzia di cui bambini e adulti hanno necessità.
Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraimsilla Calzelunghe è la protagonista della serie televisiva di Olle Hellbom, trasmessa in tutto il mondo a partire dal 1969. Nella sigla iniziale, Pippi entra in scena fischiettando e guardandosi intorno con aria curiosa e beffarda, come le sue trecce orizzontali e i suoi abiti colorati e stravaganti. Attraversa le strade del villaggio in cui abita in groppa a Zietto, il cavallo bianco a pois neri e con in spalla la scimmietta Signor Nilsson. Pippi viene presentata da Tommy e Annika, i due fratelli amici e vicini di casa che, con la loro educazione rigorosa, rassicurante e prevedibile fanno da contraltare all’irriverenza, all’imprevedibilità e all’autonomia di Pippi.
La bambina vive da sola, senza genitori, nella casa incantata di Villa Villacolle dove è concesso fare tutto ciò che è proibito, come spostarsi senza toccare terra arrampicandosi su travi e dondolando tra i lampadari, Pippi non frequenta la scuola, dorme con i piedi sul cuscino e nessuno la redarguisce quando è ora di andare a dormire. Ai tentativi di imbrigliamento risponde con una forza esplosiva che le consente di rompere gli argini dei limiti e delle costrizioni adulte e affermare la libertà sconfinata dell’infanzia (cfr. Negri in Antonacci e Rossoni, 2016). Con la sua presenza dirompente, che manca, come sottolinea Zoboli (2020), della timidezza, dei pudori, dell’insicurezza, dei dubbi e della fragilità del bambino, Pippi scardina lo sguardo adulto sull’infanzia per restituirci la sua specificità e differenza: la capacità di stare nel presente con intensità e levità senza adeguarsi alle convenzioni e alle circostanze, la facoltà di credere alle possibilità dell’immaginazione, il desiderio insaziabile di avventura e conoscenza, il contatto animale e animato con le cose, il cambiamento repentino di stati d’animo, la voglia inesauribile di divertirsi e ridere e la capacità istintuale e infallibile di cogliere il male e l’ingiustizia e divenire giudice impietosa e severa (ibidem).
Guardando e ri-guardando Pippi Calzelunghe, ci accorgiamo che è proprio questa differenza a disturbare lo sguardo adulto che fatica a riaccostarsi all’infanzia e prova a disciplinarla come fa la Zia Prussellius con Pippi o a raddrizzarla attraverso la pedagogia del frustino, del lancio del martello o dello Strozzatoio (un armadio altissimo e strettissimo con frammenti di vetro che spuntano alle pareti dove i bambini in punizione possono solamente stare immobili ritti in piedi), come fa la signorina Trinciabue con Matilda.
Matilda 6 mitica (1996) è il film del regista Denny DeVito tratto dal romanzo Matilde di Road Dahl. Matilda nasce e cresce in una famiglia che appare disfunzionale, distratta, il papà è dedito a commerci illeciti e la mamma trascorre le sue giornate giocando a bingo. Matilda è una bambina che potrebbe rischiare di rompersi (Vecchini, 2023) perché non è vista, non è accudita, è considerata un peso economico, una disgrazia e un fastidio, il suo unico educatore, a detta dei genitori, dovrebbe essere la televisione. Matilda possiede, però, delle risorse inaspettate e delle capacità eccezionali che vengono notate prima dalla bibliotecaria, dove Matilda si reca dall’età di 4 anni per poter immergersi, per interi pomeriggi, negli spazi bianchi dell’immaginazione dei romanzi di autori classici che le mostrano la vita da una prospettiva che i genitori ignorano e poi dalla sua maestra, la signorina Honey, “una delle rare persone che accolgono i bambini così come sono”. Le prodezze di Matilda le consentono di ribellarsi a un mondo adulto incomprensibile, ingiusto, rozzo, tracotante.
Anche Wendy, protagonista del film del 2020 diretto da Benh Zeitlin, prova a ribellarsi ad adulti che hanno rinunciato ai loro sogni, che non sono più in grado di immaginare un presente che non sia immobilizzato nelle attività lavorative e finalizzato alla produttività, adulti che si sono rassegnati a «passare lo straccio o lavare i gabinetti». Sono significative, a questo proposito, le prime immagini del film che riprendono e dirigono il nostro sguardo verso i particolari di un corpo e di un’anima di bambina: una mano piccola e paffuta che accarezza e indica, riccioli angelici e indomabili, uno sguardo che osserva di sbieco gesti routinari, piedi minuti e instabili che muovono i primi passi sul bancone di una tavola calda che attende quella bambina per essere assunta e perpetuare un percorso definito a priori dagli adulti. Come Thomas prima di lei, a 9 anni Wendy decide di volare via, “Oltre le case e i ristoranti”, e insieme ai due fratelli gemelli sale su un treno in corsa, invitati da un bambino di nome Peter che li guiderà verso un’incredibile avventura su un’isola vulcanica, dove i bambini non invecchiano a patto che credano e rivitalizzino con delle canzoni lo spirito dell’isola, la Madre, che ha le sembianze di un pesce luminoso.
Wendy, Pippi e Matilda decidono di provare a credere nella potenza dell’immaginazione e ci indicano una possibilità ulteriore, un’altra strada percorribile, un modo differente di fare esperienza e di abitare il mondo. Guardare questi film, o leggere i tre libri omonimi, può riavvicinare la troppa distanza che si è creata tra il mondo adulto e il mondo infante per ritrovarci adulti, educatori, insegnati, genitori che sanno esserci, stare, ascoltare, dialogare e giocare con i bambini e riscoprirci bambini che non hanno irrimediabilmente perduto il desiderio di sognare, esplorare, scoprire e ribellarsi.
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