L'approfondimento: dare voce ai bambini
a cura di Elena Ravasio e Sara Vincetti
Intorno a noi, nel piccolo mondo di un prato, di un giardino, di un muro di vecchi mattoni, è nascosta una vita intensa in ogni stagione
Mario Lodi
Negli ultimi anni l’attenzione agli allestimenti degli spazi esterni, a disposizione dei servizi educativi, ha aperto interessanti riflessioni e osservazioni sugli strumenti e i materiali. In particolar modo, le strutture ludiche acquistate sono sempre state considerate elementi indispensabili e “certificati” secondo criteri predefiniti, perciò mai messi in discussione: ogni parco prevede uno scivolo, una casetta, un castello, altalene, molle.
Criticamente le ricerche pedagogiche hanno riportato il focus dell’adulto sugli interessi e i bisogni dei bambini in relazione alla natura “non antropizzata”, edulcorata, artificiale, invitando le équipe educative ad attivare, secondo i propri tempi, un processo di destrutturazione non solo dell’ambiente fisico ma anche mentale: come professionisti stiamo offrendo uno spazio educativo oppure uno spazio limitato all’intrattenimento?
Destrutturare un’immagine di “parco” provvisto di arredi specifici, rispondenti a determinate funzioni, e di un’idea di gioco libero principalmente caratterizzato dal movimento fisico ma distante dal concetto di gioco “esperienziale”, esplorazione immersiva, apprendimento spontaneo, coinvolge i bambini quanto gli adulti, sia educatori che familiari. Togliere strutture per rieducare lo sguardo alla ricchezza dello spazio biofilico, anche nelle piccole aree urbane, prevede compromessi, tempi dilatati, formazione del personale, organizzazione e un solido patto di corresponsabilità educativa.
Restituire ai bambini uno spazio allestito di opportunità ma flessibile, immaginifico, economico, rischioso, non è sinonimo di improvvisazione ma è proprio di competenze e intenzione, di interesse verso la vita naturale e di un sistematico impegno all’osservazione e documentazione, per poter leggere e rileggere quello che accade all’aperto e costruire rilanci nel rispetto del sentimento ecologico: è un cammino.
Sara Vincetti