Orientamenti zerotre

Offre un approfondimento sugli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l'infanzia attraverso un dialogo con chi li ha tracciati

a cura di Francesca Linda Zaninelli

 

Il ruolo e la partecipazione delle famiglie nei servizi 0-3

In dialogo con Anna Bondioli, membro della Commissione nazionale zerosei

 

La partecipazione delle famiglie alla vita dei servizi educativi è uno dei temi primari nella cultura dell’educazione dell’infanzia; un tema che anima da sempre il dibattito sui servizi educativi e il discorso pedagogico nei nidi. Un tema nodale nella formazione in servizio degli educatori, una “componente essenziale della professionalità educativa” (Miur, p. 38) perché quello dei servizi è da sempre inteso e proposto come compito complementare e integrativo rispetto a quello educativo primario delle famiglie, “luogo di identità e di appartenenza del bambino” (ivi, p. 23).

La relazione con i genitori è stata tematizzata via via come coinvolgimento, coeducazione e partenariato, corresponsabilità, fino all’attuale idea di alleanza educativa. Al di là del lessico scelto per evocare la connessione e condivisione necessaria tra i contesti di vita dei bambini, è evidente che la partecipazione dei genitori è elemento fondante del progetto educativo dei servizi e snodo dei cambiamenti che stanno vivendo. Le voci dei genitori, i loro punti di vista, sempre più plurali come le loro scelte educative, sono una risorsa importante per il lavoro educativo, come lo sono le occasioni e gli strumenti che gli educatori hanno a disposizione per costruire un sistema di comunicazione articolato, tra dimensione di gruppo e situazioni individuali.

Ci siamo rivolte a Anna Bondioli, che ha contributo alla stesura del documento, per approfondire alcuni dei nuclei sostanziali di questo tema educativo prioritario nella vita dei servizi educativi per l’infanzia e negli Orientamenti 0-3.

Nel Documento conosciuto con il nome abbreviato di Quality Framework (Commissione Europea, 2014), si afferma, a proposito dei servizi di educazione e cura per l’infanzia, che “i genitori sono gli alleati più importanti e la loro partecipazione è fondamentale” (Lazzari, 2016, p. 23) e che tali servizi “dovrebbero essere progettati in collaborazione con le famiglie” (ivi, p. 24). Queste affermazioni riprendono quelle espresse in un documento meno recente dal titolo Quaranta obiettivi di qualità per i servizi per l’infanzia (Rete per l’infanzia della Commissione europea, 1996) nel quale si ribadisce che “il contesto educativo e di apprendimento dovrebbe riflettere e valorizzare la famiglia, l’ambiente domestico, la lingua, le tradizioni culturali, le convinzioni, la religione, l’appartenenza sessuale di ciascun bambino” e che “i genitori sono soggetti che collaborano e partecipano alla vita dei servizi per l’infanzia. In questo senso hanno il diritto di ricevere e fornire informazioni e quello di esprimere il loro parere sia in maniera formale che informale”.

Si tratta di principi che sottolineano un capovolgimento di ottica: dai genitori come puri fruitori di un servizio, ai genitori come alleati nel compito educativo, con i quali condividere la vita del servizio e il suo progetto educativo. Già Urie Bronfenbrenner (1986) individuava come fattore propulsivo dello sviluppo infantile la cooperazione tra gli ambienti che il soggetto in età evolutiva attraversa, in particolare la sinergia tra quanto accade a casa e nelle realtà educative.

In quest’ottica il recente documento degli Orientamenti 0-3 dedica un intero capitolo al rapporto con le famiglie, al ruolo che possono giocare nella vita dei servizi e ai compiti dell’équipe educativa nei loro confronti. Nel testo si afferma che: “I genitori non sono clienti, né meri fruitori di un servizio. Sono portatori di attese, di visioni educative e di progetti di vita che incontrano il servizio educativo, e il progetto proposto, in molti modi diversi. Gli educatori stimano i genitori come interlocutori attivi e competenti, riconoscono le differenze e si propongono in affiancamento alle figure genitoriali, considerando degne di ascolto e di interesse le esperienze, le credenze e le competenze che ciascuna famiglia porta” (Miur, p. 23).

Sollecitare la partecipazione delle famiglie è pertanto un aspetto fondamentale della qualità dei servizi per l’infanzia poiché lo sviluppo, la buona crescita, l’educazione dei bambini si gioca principalmente sulla coerenza dei valori perseguiti, sulla sinergia tra i due ambienti, sulla complementarità delle pratiche e delle strategie educative adottate da genitori e insegnanti. Le famiglie vanno considerate come partner, come co-attori nell’educazione infantile, all’interno di una relazione pensata come paritaria.

Il Documento propone, inoltre, che ogni servizio per l’infanzia si configuri come una comunità, non solo per il bambino che progressivamente gode del contesto allargato in cui incontra altri bambini e adulti diversi dai familiari, ma anche per i genitori che incontrano altri genitori e figure professionalmente preparate. I servizi 0-3 sono chiamati a sollecitare il coinvolgimento delle famiglie a partire da quel momento così importante che è l’ambientamento in cui il bambino è accolto insieme a un genitore. Si tratta di una sfida difficile poiché la tendenza alla delega è forte. Al proposito il documento sottolinea che la partecipazione è un valore che va sostenuto e il più possibile promosso. I servizi per l’infanzia 0-3 possono infatti costituire un’occasione per le famiglie di condividere con altri genitori e con gli educatori problemi relativi alla crescita dei propri bambini, agire affinché genitori e operatori siano co-partecipi della crescita del bambino pur se con ruoli diversificati, lavorare per far sì che il progetto educativo sul bambino sia condiviso e realizzato in maniera cooperativa.

Le strategie suggerite dal documento degli Orientamenti che i servizi dovrebbero utilizzare al proposito sono molteplici e vanno dalla reciproca conoscenza, alla cooperazione nella realizzazione del progetto di crescita di ciascun bambino, all’offerta di responsabilità condivise, al dialogo e al confronto con gli operatori e con i genitori di altri bambini. Le famiglie – si dice: “Nella diversità di stili di vita, di culture, di scelte etiche e religiose, […] sono portatrici di risorse che vanno riconosciute e valorizzate, per far crescere una solida rete di scambi comunicativi e di responsabilità condivise, nella consapevolezza che le idee e i progetti educativi dei genitori non sempre coincidono con la visione pedagogica e il progetto educativo del servizio” (Miur, p. 26).

Si suggerisce pertanto che gli operatori dei servizi acquisiscano nei confronti delle famiglie atteggiamenti non giudicanti, ma accoglienti e di ascolto: “Va evitato il rischio che il dialogo sia in realtà un monologo, perché manca la disponibilità a destrutturare e a ricreare prassi che si ritenevano consolidate. Questo non significa progettare il servizio sulle richieste dei genitori, ma prenderle in carico facendole diventare di volta in volta risposta, discussione nel gruppo degli operatori, approfondimento con gli altri genitori, riformulazione che li trasformi dal soggettivo all’intersoggettivo e al collettivo” (ibidem).

Ciò che viene auspicato nel documento è che, attraverso le diverse forme di partecipazione che i servizi 0-3 offrono alle famiglie, maturi la consapevolezza di una responsabilità collettiva nei confronti di tutti i bambini, non solo nei confronti del proprio bambino. In questa prospettiva, la partecipazione dei genitori alla vita dei servizi viene a connotarsi come necessario esercizio di democrazia e anche come percorso di inclusione nel quale le diversità di provenienza, di storia, di lingua, di tradizioni si configurano come risorse.

  

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