L'editoriale di settembre



Quando Mary Lennox fu spedita a Misselthwaite Manor,
a vivere dallo zio, convennero tutti di non avere mai visto
una bambina dall’aspetto altrettanto sgradevole.
Ed era vero. Aveva un faccino sottile, un corpicino sottile,
sottilissimi capelli slavati e un’espressione acida.
Frances Hodgson Burnett, Il giardino segreto, Salani, 2005


Partiamo con le cose più difficili, attraversando subito qualche stereotipo. Ad esempio, quello per cui bambine e bambini, soprattutto quando piccoli, sono esseri adorabili che non si possono non amare. Lo stereotipo non è tanto nell’intrinseca verità di questa comune affermazione, cioè che siano effettivamente esseri umani che hanno diritto a tutto l’amore e il rispetto possibili, ma nel fatto che amarli e rispettarli non sia complicato come accade con ogni altro essere umano.

La loro tenerezza è autentica come la loro complessità, sicché stare loro accanto chiede impegno, fatica, dedizione, per non cadere in assunti superficiali che negano l’altrettanta complessità del lavoro educativo con i più piccoli. Incontrare ogni bambino o bambina, infatti, è incontrare un altro essere umano con le sue peculiarità, le sue richieste, le sue risorse, e in questo non c’è nulla di facile o scontato, non c’è spazio per generalizzazioni, non c’è modo di arginare la tensione e lo sforzo, a volte proprio la difficoltà.

Anche per questo è tanto importante che i servizi educativi e le scuole dell’infanzia si concepiscano come sistemi di riferimento, non affidando a singoli adulti l’educazione di singoli bambini, ma moltiplicando le relazioni possibili, così da condividerle tutte, anche quelle più complesse. In questo modo ci saranno più possibilità di incrociare sguardi e rappresentazioni, stili e strategie, riuscendo a vedere meglio e di più ogni bambino e bambina, comprese le Mary Lennox che, sotto diverse spoglie, si potranno incontrare. E, guardando meglio e di più, si riusciranno forse a riconoscere altre peculiarità, a sostenere altre potenzialità, a valorizzare altre risorse che a volte si nascondono proprio dietro quello che avvertiamo come un aspetto sgradevole o un’espressione acida. Provarci apre alla possibilità di veder rifiorire, insieme a certe bambine e certi bambini che lo attendono da tempo, anche i giardini segreti di certi servizi educativi e di certe scuole.

Di giardini segreti, nascosti, abbandonati, inselvatichiti, eppure pieni di bellezza, ne sono sempre, anche lì e anche ora, magari dietro porte rimaste chiuse per anni di cui non ci si ricorda nemmeno più.

Chi educa ha spesso le chiavi di quei giardini: cercarle, trovarle e usarle è l’auspicio per questo nuovo anno educativo.

Monica Guerra

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